Siediti. Lascia che io mi abbandoni, sfinita, su di
te. Voglio sentire come cambi, la successione rapida e incontrollabile dei tuoi
stati, la paura di amare, il piacere, la contraddizione in fatti e in termini.
Rannicchiata su di te, non voglio perdere un attimo di quello che ti accade.
Perché qualcosa accade, sì, se ti accarezzo con le mani e con lo sguardo
innamorato. Ti sento crescere piano, anche da sotto i vestiti. E se mi riempi
così, io non resisto più, scendo giù e ti afferro la cinta, mentre nascondo la
testa nel tuo collo, l'unico rifugio che mi hai sempre concesso a quello
sguardo vivace che mi stagli addosso senza pietà, senza capire che io non lo
reggo, tanto che l'amo... Solo così, celata ai tuoi occhi, riesco a svestire te
dei pantaloni e me dell'intimo, salendo sulle ginocchia, per poi riportare
impaziente il centro del mio amore nel posto che pretende. E accompagnare il
tuo vigore spesso e carnoso fuori dagli slip. Appunti la fronte sulla mia, ma
resisto. Incontrare i tuoi occhi adesso significa capire, e io ho paura, di
capire. Ma è un gioco di tenere bugie e di potere, niente che non t'abbia visto
trionfare altre mille volte almeno. Non so cosa mi vince di più, se la forza
con cui, giù, insisti nel mio grembo e sopra mi costringi a sollevare la testa,
o l'ineffabile seduzione dei baci lesinati che mi concedi. Conquisti le tempie,
le guance; sfiori e poi varchi le labbra. Il sapore tuo nel mio è un godimento
che mi staffila l'inguine, una scarica di piacere che stilla tanta, tanta altra
crema d'amore. La senti che ti si scioglie sul membro, ne scende un rivolo
sulla mia coscia e forse ti sporco il lembo della camicia. Mi vergogno, io, di
tutto questo amore con cui t'imbratto senza contegno. Ma credimi, sovrasta e
spaventa anche me. È adesso che voglio darti tutto, farmi invadere da te tanto
che la vagina non abbia più respiro, soffocata dal tuo dolce ingombro virile e
da quella crema mia densa che non mi dà più pace. Mi avrai al punto da
raggiungere la fine di me, mio caro. Ma mai, mai potrai arrivare a vedere dove
finisce ciò che provo per te. Perché fine non ce n'è.
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