martedì 7 luglio 2015

Il mio segreto


L'incontro. Dissimulo, ma mi si legge tutto in faccia. E ancora una volta tu lo sai, e cominci subito a spogliarmi di ogni mio segreto. "Tu mi ami ancora", la prima cosa che dici. Non ci sono chilometri, non ci sono display a proteggermi. Avvampo, il rossore sul mio viso mi consegna del tutto a te, neanche un secondo e la mia maschera è già caduta. "Ti sei vestita così... Perché? Sei un po’ infantile, ma va bene, mi piace… cerchi di farmi innamorare", insisti, e fai un sorriso a metà, di quelli che ti scavano una fessura sulla guancia a cui non so resistere, mentre la rabbia e la vergogna mi scuotono i nervi. Il mio desiderio e turbamento d'amore sono un miele denso e irresistibile. Sento le tue mani aperte che mi scivolano lungo i fianchi, e da lì si giungono verso l'ombelico. Via la maglia. È il mio ventre quel che tocchi, sono le tue mani sul mio morbido velluto a farmi trasalire. "Tu lo faresti con me anche adesso", dici. E mentre lo dici, senti già l'odore dell'orchidea madida d'amore. "No, mai. Perché non mi ami", rispondo io. Serro le cosce perché tu non senta il profumo pungente del mio sesso eccitato, ma l'amore liquido, costretto nella morsa, si tradisce anche col rumore. Le tue mani non si fermano. Affondi l'indice e io non riesco più a frenarmi. Con la forza di quel dito che mi penetra mi spingi indietro verso di te. Con le spalle sento il tuo corpo, con le natiche il tuo pene gonfio. "Lo vuoi"?... Ti afferro la mano che mi viola, l'allontano, ma già la ricerco, e tu lo sai. Mi sollevi la gonna che ho messo per te. Mi tiri giù l'intimo e scopri il mio segreto. Io mi abbandono, divarico le gambe e faccio uscire tutto quel liquido bianco del mio amore puro, per darti un letto caldo e accogliente, un ricovero dalle offese della vita, un rifugio all'estremo bisogno d'affetto. Ma tu indugi. "Prendimi!". Ci giri intorno, raccogli il mio amore scivolandoci sopra. "Entra, ti prego!". Rimani zitto, ma non smetti di accarezzare le labbra umide della mia orchidea. Ti prendo le mani. Le stringo forte e me le porto sul seno gonfio di desiderio, coi capezzoli dritti che ti chiedono carezze e baci. Non hai più appoggi e crolli su di me. Mi penetri quasi per legge fisica. "Lasciati andare, Xxxxxx, non ci sarà un'altra volta". "Vuoi davvero che mi lasci andare?, lo vuoi davvero?". "Sì". E così cominci a spingere, spingere e godere, in mezzo a tutto quel profumo si corpi eccitati, quel rumore di respiro che ansima e di liquido che dirompe, contaminandoci e rendendoci una cosa sola, finché non mi esplodi dentro con tutta la violenza dell'amore... che non mi hai mai dato.

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